Parco Archeologico di Castelseprio
Via Castelvecchio, 1513 – Castelseprio
Telefono: 0331 820438
web: parcoarcheologicocastelseprio

Accanto a Vico Seprio, il paese contemporaneo, sorge il Parco Archeologico di Castelseprio che comprende, in una ricca cornice boschiva, i resti di un “castrum” sviluppatosi nel V secolo d.C. su preesistenze militari del IV secolo d.C., circondato da poderose mura di cinta turrite, che difendono anche parte dell’avamposto di fondovalle conosciuto come Monastero di Torba, proprietà del FAI.
Si tratta di Sibrium, borgo fortificato e capoluogo del Contado del Seprio. Da Sibrium, nome latino di Castelseprio, passava la via Novaria-Comum, strada romana che congiungeva Novaria (la moderna Novara) con Comum (Como) passando appunto per Sibrium (Castelseprio).
Castelseprio divenne in epoca bizantina capitale amministrativa, giudiziaria e militare e mantenne la propria importanza fino a quando Milano e Como cominciarono a insidiarlo per impadronirsi del vasto territorio. La roccaforte fu distrutta dai milanesi nel 1287 con il tradimento di alcuni alpigiani della valle dell’Ossola. Ottone Visconti, arcivescovo di Milano, decretò che non venisse mai più ricostruita. Vennero risparmiati solo gli edifici sacri.

Il parco è divenuto Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO nel 2011 quale parte del sito seriale “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell’arte longobarda.

L’Antiquarium è stato inaugurato e aperto al pubblico nell’aprile 2009 con l’obiettivo di illustrare, attraverso le testimonianze della cultura materiale, le vicende di questo luogo ricco di storia, dall’insediamento protostorico (X-IX/VIII secolo a.C.) alla nascita del castrum (V/VI secolo a.C.), alla distruzione Viscontea nel 1287, all’abbandono definitivo nel XVI/XVII secolo d.C. Si conservano i resti del castrum e del borgo dell’antica Sibrium, centro strategico sulla via per l’oltralpe, con notevoli testimonianze religiose di età paleocristiana, longobarda e medioevale.
La condizione conventuale garantì all’insediamento di Torba di superare senza conseguenze la distruzione del vicino castrum benché la vita in questa località non fosse delle più facili, sia per l’insalubrità del luogo, sia per la generale povertà in cui versava la piccola comunità di monache.
Nel 1481 si trasferirono così a Tradate abbandonando l’antico convento che fu quindi utilizzato da famiglie contadine fino al 1970.